sabato 28 giugno 2014

Genere e numero nei nomi dei popoli



I nomi delle quattordici civiltà che popolano il continente di Gaimat, tranne rari casi, non sono delle parti invariabili del discorso, ma vengono declinati secondo il genere e numero dei soggetti ai quali ci si riferisce. Il sistema in realtà è piuttosto semplice e si basa su poche regole fondamentali. Vediamo nel dettaglio:

Arion (Uomini dell'Ovest)

Singolare maschile: Arionar
Singolare femminile: Arionah
Plurale maschile: Arion
Plurale femminile: Arionaali


Asi (Elfi)

Singolare maschile: As o Asar
Singolare femminile: Asah
Plurale maschile: Asi
Plurale femminile: Asiaali


Duharion (Uomini dell'Est)

Singolare maschile: Duhar
Singolare femminile: Duhah
Plurale maschile: Duharion
Plurale femminile: Duhaali


Edimukku (Gnomi)

Singolare maschile: Edimuk
Singolare femminile: Edimukah
Plurale maschile: Edimukku
Plurale femminile: Edimukaali


Fhegòlnori (Uomini del Nord)

Singolare maschile: Fhegòlnor o Fhegòlnorar
Singolare femminile: Fhegòlnorah
Plurale maschile: Fhegòlnori
Plurale femminile: Fhegòlnoraali


Gottilsi (Nani)

Singolare maschile: Gott
Singolare femminile: Gottah
Plurale maschile: Gottilsi
Plurale femminile: Gottaali


Hagardtyhilsi (Uomini del Sottosuolo)

Singolare maschile: Hagardtyhar
Singolare femminile: Hagardtyhah
Plurale maschile: Hagardtyhilsi
Plurale femminile: Hagardtyhaali


Noghardroi (Popolo di Noghard)

Singolare maschile: Noghardar
Singolare femminile: Noghardah
Plurale maschile: Noghardroi
Plurale femminile: Noghardaali


Onifaroi (Popolo della Cascata)

Singolare maschile: Onifaro o Onifarar
Singolare femminile: Onifarah
Plurale maschile: Onifaroi
Plurale femminile: Onifaraali


Pegmenjabaroi (Popolo della Valle dei Funghi)

Singolare maschile: Pegmenjabaro o Pegmenjabaar
Singolare femminile: Pegmenjabarah
Plurale maschile: Pegmenjabaroi
Plurale femminile: Pegmenjabaali


Pirin (Figli della Fata)

Invariabile: Pirin


Rodiarion (Uomini del Deserto)

Singolare maschile: Rodiar
Singolare femminile: Rodiah
Plurale maschile: Rodiarion
Plurale femminile: Rodiaali


Sandarion (Giganti)

Singolare maschile: Sandar
Singolare femminile: Sandah
Plurale maschile: Sandarion
Plurale femminile: Sandaali


Welahirin (Amazzoni)

Singolare femminile: Welah
Plurale femminile: Welahirin


Come si può vedere, vige in generale il principio che il singolare maschile si declina -ar, il singolare femminile -ah, il plurale maschile -arion e il plurale femminile -aali. Vi sono però alcune eccezioni.  Alcuni nomi di popoli vengono declinati al plurale con -ilsi, che significa popolo, gente, nazione; oppure con -roi, che significa abitanti di (perciò la declinazione -roi si trova legata ad ceppi etnici stanziati solo o quasi solo in una particolare città o regione). Troviamo anche la declinazione -irin che significa stirpe, discendenza, tribù. 


sabato 14 giugno 2014

L'abbigliamento degli Onifaroi



Il popolo di On-Ifar è noto per il suo abbigliamento altamente cerimoniale ed elaborato. Gli abiti, espressione di una ricercata opulenza, sono vere e proprie sculture dall'apparenza fragile e preziosa, fatte di vele, manti, drappeggi, fazzoletti e svolazzi di diverse fogge. Quasi tutti sono confezionati in seta, la seta più pregiata prodotta nel continente. In certi casi, soprattutto per la realizzazione degli elaborati copricapi, le stoffe vengono coperte da un sottile strato di cera affinché mantengano la forma desiderata... Le forme di tali copricapi sono le più disparate, spesso ispirate alle corolle dei fiori (in particolare l'orchidea e l'iris, i fiori più amati dagli Onifaroi) ma anche alle forme leggiadre del fagiano, uno degli animali tenuti in più gran conto dalla nobiltà del regno, insieme al gatto bianco, simbolo di Città della Cascata.
I colori privilegiati sono il viola e il lilla in tutte le sue sfumature, il rosa, il blu e il bianco. Tra i metalli, i sublimi orafi di On-Ifar danno assoluta rilevanza all'argento, dei cui giacimenti il piccolo reame montano è oltremodo ricco. I gioielli onifariani, elegantissimi, sono generalmente il risultato di complessi giochi di filamenti d'argento, che rispecchiano la finezza raggiunta nella lavorazione del metallo. 


martedì 10 giugno 2014

L'architettura di Kaur




"Dal punto in cui erano, potevano ancora scorgere le sagome lontane delle torri di Kaur, ad Occidente..." ("Le memorie di Helewen").

La prospera città di Kaur, situata sul lato occidentale del grande golfo sorvegliato a est da Nothron Bin e a nord da Eh Ravendhè, vanta un'architettura del tutto peculiare che ne fa un esempio di indipendenza dai canoni stilistici generalmente adottati dal popolo dei Duharion. Rilevante è lo stile delle torri, edificate in gran numero dalle famiglie patrizie per rivaleggiare in potenza e prestigio. A differenza che altrove, dove le torri sono, in genere, sormontate da guglie o cupole, a Kaur esse sono invece "tronche", con tetti piatti. Hanno inoltre una pianta dalle geometrie complesse, che determinano la forma molto sfaccettata degli edifici. Lo stesso vale per le larghe mura di cinta della città, anch'esse a pianta irregolare: in questo modo sono minimizzate le superfici parietali che si offrono alle macchine d'assedio nemiche, e anche le truppe di fanteria degli assalitori sono costrette a dividere le fila per tentare la presa di singole porzioni di mura.
Non si sa con esattezza a cosa si ispiri la geometria della pianta delle torri, si dice ad antichi amuleti protettivi appartenenti alle famiglie nobili di Kaur. Ad ogni modo, chi potesse (come gli Dei) vedere la città dall'alto, potrebbe ammirare uno spettacolo davvero singolare, fatto di edifici tagliati in forma di croci, stelle e poligoni, in un complesso e intricato mosaico...
Gli edifici sono quasi tutti realizzati in arenaria dai toni gialli, beige o rosati, privi di intonaci o smalti: le facciate non dipinte conferiscono a Kaur l'aspetto e i colori della roccia grezza, rendendo la città un prolungamento ideale delle rupi circostanti. 

sabato 7 giugno 2014

Anticipazioni "Eselmir": quando gli Dei entrano in gioco



In questa intervista, Stelex Software e Sebastiano B. Brocchi ci danno nuove anticipazioni per quanto riguarda i contenuti di "Eselmir e i cinque doni magici", il primo videogioco ispirato all'universo Pirin. Questo mese parleremo con loro dell'importante ruolo rivestito nel gioco dagli Dei.

Stelex: "Nel corso delle vicende, il giocatore - che vestirà i panni di Eselmir - si troverà confrontato in particolare con due divinità, una delle quali gli sarà favorevole, mentre l'altra gli sarà contraria. Stiamo parlando di Monusadah, Dea del Tempo, e Ladin, Dio delle cose manifeste e celate. Monusadah è favorevole al compimento della missione di Eselmir perchè il Tempo porta sempre le cose ad essere rivelate, mentre Ladin desidera che certi segreti rimangano tali".

Brocchi: "Sì, in questo senso la storia richiama un po' l'Odissea, in cui Ulisse si trova in balìa di Atena che lo aiuta e di Poseidone che cerca di ostacolarlo...".

Stelex: "Tuttavia, l'intervento degli Immortali non sarà sempre evidente nello svolgersi della storia, anzi. Molto spesso Monusadah e Ladin agiranno in modo invisibile o assumendo l'aspetto di personaggi e persino animali. In diverse occasioni sarà quasi impossibile accorgersi delle loro trame...".

Brocchi: "Non dobbiamo immaginare però Eselmir soltanto come una pedina nelle mani degli Dei. Il suo libero arbitrio non è messo in discussione. Gli Immortali rappresenteranno l'elemento d'aiuto - o di disturbo - sovrannaturale che farà costantemente da sfondo all'avventura. Una costante che rispecchia molto bene quanto accade nel romanzo, in cui la componente divina è quasi onnipresente nel determinare gli eventi storici. Potremmo dire che gli Dei Adhìr siano degli abili burattinai che manipolano la storia in modo discreto".

Stelex: "Un altro aspetto piuttosto singolare delle divinità di questo universo è che sono asessuate, o meglio possono presentarsi ora in forma femminile ora in forma maschile. Perciò, anche se Monusadah appare a Eselmir in forma di Dea e Ladin in forma di Dio, questo non impedirebbe loro di invertire i ruoli. Nel tempio, per esempio, si trova una statua di Monusad in forma maschile. Ma si tratta sempre della stessa divinità..."