giovedì 18 luglio 2013

La porta della radura




"Ad un certo punto, Rirhos arrivò ad una radura, in cui svettava uno strano portale. Si trattava, in realtà, degli stipiti senza battente di una porta che non conduceva da nessuna parte". 

Di questa misteriosa porta, che si erge nella foresta di Kaur, si narra a pag. 360 del romanzo "Le memorie di Helewen".

giovedì 11 luglio 2013

Recensione de "Le memorie di Helewen" dal blog Pensieri d'inchiostro




Quello di cui parleremo oggi è un libro fantasy che mi ha piacevolmente colpito: sapendo che è stato scritto e pubblicato da un autore esordiente con un editore, mi risulta, a pagamento (anche se questo di per sé significa poco) e osservando la copertina, avevo un discreto sospetto che mi sarei trovata con l’ennesimo romanzo scritto maluccio, poco originale e zeppo dei tipici errori che commettono gli scrittori in erba.
A dire il vero non so il perché… penso si sia trattato di un’impressione istintiva, nata probabilmente dopo aver letto un po’ di nomi impronunciabili sul retro di copertina e nelle prime pagine, ma sono assai contenta di poter dire che questa volta il mio “istinto di lettrice” ha sbagliato di brutto, giacché Le memorie di Helewen è tutt’altro che un brutto romanzo, a mio parere.


Per parlarvi di lui desidero partire dall’aspetto che più mi è piaciuto, ovvero il mondo in cui Sebastiano Brocchi ha ambientato il suo romanzo, in particolare la sua originalità e accuratezza.
Riguardo alle creature presenti, per esempio, accanto ai classici elfi e nani (che comunque sono tutt’altro che il copia-incolla di quelli tolkeniani) troviamo popoli mai visti come i Fhegòlnori, i popoli del Sottosuolo e dei Draconieri e moltissimi altri. E riguardo al backgroundvero e proprio, servirebbe una recensione più lunga del libro per parlarne in modo completo: temo che dovrete accontentarvi di sapere che si tratta di un mondo dipinto nel minimo dettaglio, in cui nulla è lasciato al caso, ma se ne volete direttamente qualche assaggio andate a sbirciare sul sito della saga, ricco di informazioni su oggetti e personaggi.


Ma oltre al background, cosa è possibile trovare in Pirin?
Dico subito che, se siete alla ricerca di un romanzo che contenga tanta azione e suspense da tenervi incollati alla sedia, temo che la saga di Pirin non faccia per voi, ma secondo me è stato proprio questo il suo punto forte: per ogni episodio che viene riportato, come se il libro fosse composto da tanti romanzi intrecciati tra loro e legati da un unico filo, il narratore si concede infatti una giusta dose di calma. Essa, tuttavia, non scade mai in noia o ripetitività, e ciò permette davvero di addentrarsi nel mondo di Pirin con un’immersione a 360°.
Poi c’è un’altra caratteristica se vogliamo banale, ma che ha la sua importanza: il romanzo è diviso in nove parti, a loro volta suddivise in capitoli assai brevi, spesso di sole 3-4 pagine. Forse quello del cosiddetto “muro di testo” sarà solo un effetto ottico, ma sapere di avere davanti solo pochi paragrafi di testo prima di una piccola pausa è molto più rilassante di trovarsi dieci pagine senza neanche un “a capo”.

In definitiva, trovo che Le memorie di Helewen sia un fantasy impegnativo, di certo non uno di quelli per ragazzini che si divorano in un pomeriggio: si tratta di un libro articolato, ricco di storie, luoghi e personaggi diversissimi tra loro… eppure, nonostante lo stile complesso, si legge che è una meraviglia senza mai annoiare. Dico davvero: era parecchio tempo che non riuscivo a gustarmi un “mattone” (in senso buono, ovviamente) dall’inizio alla fine senza mai provare l’istinto di saltare una pagina o due, da tanti erano gli sbadigli che mi ispirava. I miei complimenti, dunque, all’autore, per essere riuscito a elaborare uno stile che tiene vivo l’interesse dalla prima all’ultima pagina.

Scommetto che vi state chiedendo come possano convivere uno stile così complesso e piacevole e un background talmente articolato: niente “ansia da troppe poche spiegazioni” da parte del narratore? Nemmeno un infodumppiccolo piccolo?
In questo caso no, perché è la natura stessa del libro che lo ha permesso: come da sottotitolo, nel primo volume della saga di Pirin il giovane scriba Nhalfòrdon-Domenir (per questo accennavo a una certa difficoltà nell’abituarmi ai nomi, poco fa…) è impegnato a trascrivere i ricordi e i racconti di re Helewen, suo padrino. È lo stesso Helewen, dunque, a parlarci in prima persona del reame dei Pirin, soffermandosi a descrivere in dettaglio i simboli divini e i loro significati, le creature, gli animali e gli oggetti magici, i popoli e i loro luoghi e così via… il tutto con estrema naturalezza: è il caso di ripetere, infatti, che nonostante le molte informazioni ricevute l’intero libro risulta assai trascinante, molto più di quanto mi sarei aspettata.
All’inizio, a dire il vero, si incontra una qualche descrizione che puzza diraccontato-e-non-mostrato, ma si tratta solo di una manciata di casi, che alla fine della prima parte sono del tutto scomparsi.
Insomma, abbiamo a che fare con un fantasy degno di nota, dato che riesce ad amalgamare coinvolgimento e accuratezza nel descrivere.

Senza titolo-1 copia
A voler essere pignola, in ogni caso, ho notato parecchie virgole tra soggetto e predicato disseminate un po’ in tutto il libro, ma ritengo che si tratti dell’unica disattenzione da parte del correttore di bozze: a parte questo piccolo difetto – quasi insignificante – trovo che Pirinsia scritto veramente bene, nel complesso.


Particolarmente bello e curato soprattutto l’inserto a colori che si trova a fine libro (alcune pagine a fianco), dove troverete un ricco riassunto delle creature, dei luoghi, delle tradizioni e di tutti gli elementi con cui Sebastiano Brocchi ha costruito il suo mondo.
Forse è stato questo che ha fatto lievitare il prezzo (22 euro per 410 pagine, che diventano circa 470 con la suddetta appendice) che è purtroppo risultato un po’ alto, ma trovo comunque che il rapporto tra costo e qualità del prodotto sia ottimo. Ve lo consiglio davvero.


*        *       *
In sintesi…
Background molto originale e curato,
ricco di elementi nuovi e interessanti.
Nomi difficili da imparare, un po’ di
tell all’inizio e alcuni piccoli refusi.
Non molta azione, eppure stile assai
coinvolgente.
Scrittura accurata, impegnativa ma
scorrevole.
Personaggi, luoghi e situazioni de-
scritti nei dettagli senza annoiare.
*        *       *



sabato 6 luglio 2013

L'abbigliamento degli Elfi




Gli Elfi del reame di Asur possono beneficiare di un clima caldo e umido, perciò il loro abbigliamento consiste, in genere, in vesti leggere dalla trama semitrasparente, spesso prive di maniche, o dalle maniche rimborsabili bloccate all'altezza delle spalle con una serie di ganci metallici. Quest'ultima soluzione ha trovato una così larga diffusione presso gli Asi, che con il passare dei secoli è diventata più un vezzo estetico che un accorgimento pratico, tanto che molti abiti vengono ormai confezionati con finte maniche già rimborsate e fissate alle spalle a mò di sbuffi.
Gli Elfi hanno, inoltre, una vera e propria passione per i copricapi piumati: la forma preferita è quella del turbante, ma non mancano berretti di altre fogge. Abilissimi e raffinati gioiellieri, Gli Elfi utilizzano soprattutto metalli facilmente malleabili, non disponendo di veri fabbri nè di forni per la fusione. Fanno largo uso di gemme e pietre colorate, e dimostrano il loro amore per i colori vivaci anche tingendo i tessuti dei loro capi d'abbigliamento. Le tinture più usate sono il verde chiaro brillante, il celeste, il giallo limone, il blu lavanda e il fucsia o il rosa pallido. Con procedimenti sconosciuti al di fuori di Asur e conservati gelosamente, gli Elfi Asi hanno sviluppato una tecnica per conferire alle stoffe una brillantezza iridata, simile a quella delle ali di farfalla o delle piume di pavone, che gli è invidiata dai sarti di tutto il continente...

martedì 2 luglio 2013

Anticipazioni "Eselmir": intervista a Sebastiano B. Brocchi




D: Che rapporto hai con il mondo dei videogiochi?

R: Non posso sicuramente definirmi un esperto. Sono stato un videogiocatore da bambino e ragazzino, ma ormai sono alcuni anni che non tocco un joystick... e il computer lo uso soprattutto per scrivere ed elaborare foto e illustrazioni con Photoshop, quindi non mi resta molto tempo da dedicare ai giochi. Però è un mondo che mi ha sempre affascinato, credo che sia una delle frontiere più interessanti da esplorare per un creativo al giorno d'oggi. Infine, da quando ho cominciato a collaborare con Stelex Software alla realizzazione di "Eselmir e i cinque doni magici", ho cominciato ad acquistare saltuariamente riviste e cataloghi per aggiornarmi sulle novità nel campo videoludico e trarre così degli spunti e delle ispirazioni per il nostro lavoro... quindi posso dire di aver iniziato a farmi una piccola cultura "teorica" nel campo, e questa esperienza si sta rivelando istruttiva!

D: Ci sono dei videogiochi del passato che hai amato particolarmente?

R: In effetti sì, devo ammettere con una punta di nostalgia che, a mio parere, oggi, a fianco di alcuni prodotti davvero interessanti, ci siano molte produzioni seriamente discutibili sia per quanto riguarda l'aspetto artistico che i contenuti... un sacco di videogiochi violenti dalle immagini lugubri e raccapriccianti. Un po' rimpiango i bei videogiochi allegri e colorati dell'era "Super Nintendo", o i giochi per PC degli anni a cavallo tra il '90 e il 2000. Mi sono molto divertito e ho sinceramente apprezzato i personaggi e le ambientazioni di "Donkey Kong Country" (1994), "Young Merlin" (1994), "Star Wars episode 1" (1999), "Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re" (2003) o ancora diversi giochi di costruzione e strategia come "Age of Empires" (1997), "Faraon" (1999), "Il Signore dell'Olimpo: Zeus" (2000)...

D: Tra le produzioni videoludiche attuali, ce ne sono alcune che ti ispirano particolarmente?

R: Sono rimasto ben impressionato dall'universo visivo di "Tera", "Guild Wars" e "The Elder Scrolls", con una menzione speciale per il bellissimo "Trine"; videogiochi che sento abbastanza vicini al mio stile iconografico...

D: Un videogioco ispirato alla saga dei Pirin, che effetto ti fa?

R: Penso che per me come per la maggior parte degli autori, soprattutto di fantasy, l'idea di vedere la propria immaginazione "prendere vita" (seppure solo su uno schermo di computer) sia un sogno nel cassetto. Vale ancora di più per me che sono tra quegli autori che illustrano di propria mano i libri che scrivono. Vedere il lavoro dei programmatori che "animano" i miei disegni è un'esperienza decisamente emozionante! Inoltre, ho la fortuna di poter essere coinvolto in ogni fase dello sviluppo del videogioco, perciò credo che il risultato finale rispecchierà molto fedelmente le mie idee; anche se talvolta, com'è naturale, devo confrontarmi con gli oggettivi limiti tecnici di programmazione e scendere  a qualche compromesso...

D: Per adesso di questo videogioco sappiamo poco più che il titolo, "Eselmir e i cinque doni magici", e che si tratterà di un'avventura grafica "punta e clicca" basata su una trama alternativa, uno spin-off della saga. Puoi darci qualche ulteriore anticipazione?

R: Sono state divulgate poche informazioni perché il gioco è ancora nelle prime fasi di sviluppo e molti aspetti sono provvisori. Né io né i ragazzi di Stelex Software possiamo ancora sbilanciarci nell'ipotizzare una data di uscita. Ci sembrava comunque giusto far sapere al pubblico a cosa stiamo lavorando. Sul gioco posso dire che sarà un vero e proprio complemento indispensabile per chiunque desideri approfondire l'esperienza nell'universo Pirin anche dopo la lettura del libro, scoprendo un vastissimo repertorio di nuovi personaggi e creature, luoghi e oggetti dal fascino misterioso. Gli scenari saranno in 2D (anche se si sono cercati numerosi accorgimenti per accentuare il "senso di profondità"), molto colorati e luminosi, davvero ricchi sul piano iconografico, e sopratutto ricalcheranno pienamente le atmosfere evocate dalle illustrazioni del libro.

D: Per quanto riguarda la trama?

R: Posso dire che in questo gioco la trama sarà tutt'altro che un elemento "secondario", come è il caso in numerose produzioni più incentrate sull'azione. Sarà una storia "da libro" a tutti gli effetti, con vicende intricate e dialoghi di spessore, con una buona dose di spunti di riflessione filosofica e passaggi decisamente poetici. Non bisogna tuttavia immaginare che si tratterà di un gioco eccessivamente "intellettuale": non mancheranno di certo i momenti più avventurosi e avvincenti...

D: Quali i rapporti con la saga letteraria?

R: Nelle primissime fasi di progettazione, avremmo potuto optare per una trasposizione "diretta" della trama del romanzo, ma poi si è preferito scegliere la strada dello spin-off per diversi motivi. In primis, questo avrebbe conferito al videogioco una maggiore "suspense", facendo sì che anche i lettori del romanzo si trovassero confrontati con una storia del tutto nuova e dagli sviluppi inaspettati. In secondo luogo, il romanzo ha uno stile narrativo davvero particolare, che non segue un percorso regolare ma appare piuttosto come un mosaico che si compone via via con continui cambiamenti di protagonista e periodo storico. Una dinamica che sarebbe stata più difficile da trasformare nella sequenza narrativa di un videogioco; anche se certamente andava almeno in parte preservata per rendere evidente la filiazione di "Eselmir" all'universo della saga. Difatti, anche in "Eselmir", malgrado uno svolgimento complessivo più "lineare" e incentrato su un solo protagonista, il giocatore si troverà ugualmente confrontato con numerosi racconti e vicende intercalari, e avrà la possibilità di conoscere (per esempio consultando antichi manoscritti) eventi del passato le cui conseguenze si ripercuoteranno sul presente.
I lettori ritroveranno moltissimi elementi del romanzo, ne incontreranno di nuovi, e avranno persino la possibilità di scoprire in anticipo alcune informazioni che saranno poi sviluppate nei futuri volumi della saga...




D: Che tipo di contributo stai dando a questo progetto?

R: Oltre alla scrittura della storia e dei dialoghi e allo studio dei diversi enigmi (per i quali posso comunque avvalermi degli ottimi consigli di Stelex Software con cui discuto con cura ogni sequenza prima di passare alla fase operativa) mi occupo delle illustrazioni, e quest'ultimo aspetto è sicuramente preponderante per la mole incredibile di lavoro che genera: per "Eselmir" ho già disegnato decine e decine di personaggi, oggetti e ambientazioni, e il lavoro è appena cominciato! Infine, mi occupo della costante supervisione dell'avanzamento del progetto, segnalando eventuali correzioni o miglioramenti "in corso d'opera". Nei limiti delle mie modeste competenze in ambito musicale, cerco anche di dare spunti, consigli e critiche costruttive per la colonna sonora. Insomma, mi sto impegnando "a tutto tondo" per la riuscita di questo entusiasmante progetto!

D: Per quanto riguarda il design, ci sono differenze sostanziali tra illustrare un libro o un videogioco?

R: Direi di sì. In un libro bastano alcune tavole illustrate per dare la possibilità al lettore di immedesimarsi nei paesaggi o per avere un'impressione dell'aspetto di un certo personaggio. In un videogioco, ogni singolo elemento della storia dev'essere per forza illustrato, nulla può essere lasciato all'immaginazine del giocatore! Perciò, sebbene il romanzo "Le memorie di Helewen" contenga già un gran numero di illustrazioni in bianco e nero e a colori, queste non sono che un assaggio rispetto all'immane lavoro necessario a costruire l'universo grafico di un videogioco...

D: E i cinque doni magici ai quali allude il titolo? Cosa puoi dirci al riguardo?

R: Si riferiscono ai cinque episodi ricordati nella leggenda di Theoson l'orafo (cfr. "Le memorie di Helewen", pagg.33-62) , in cui quest'ultimo ricevette in dono degli oggetti dalle virtù miracolose. L'idea alla base del videogioco, è quella di contraddire la convinzione espressa da re Helewen nel romanzo, ovvero che del destino di questi favolosi oggetti si sia persa ogni traccia dopo la morte di Theoson. Con la storia di "Eselmir" il giocatore scoprirà dei retroscena imprevisti che ribalteranno questa visione del passato...