sabato 30 marzo 2013

Sandovelia nella Terza Era



La Sandovelia che si presentò agli occhi di Theoson e suo padre quando vi si trasferirono, nei primi secoli della Terza Era, era una città profondamente diversa dalla monumentale capitale imperiale in cui trascorse l'infanzia Domenir, nei primi anni dell'Ottava Era. Non esistevano ancora i colossali palazzi di marmo grigio e le cupole dal caratteristico blu smeraldino, gli ordinati quartieri urbani e le statue immacolate, così come il porto capace di ospitare centinaia di navi. Al loro posto, bisogna immaginare un castello dal mastio in pietra, grumi di case dai tetti coperti di paglia, e un'area cinta da mura molto meno estesa rispetto alle epoche successive. Si trattava comunque di una città dalle dimensioni più che rispettabili, ma proporzionata alla potenza che i re di Sandovelia rivestivano a quel tempo: monarchi di una città stato, e non di un vasto impero. 
L'architettura, che altrove (a Lothriel, ad esempio) è rimasta pressoché immutata attraverso i secoli, a Sandovelia ha subito, invece, numerose trasformazioni, adattandosi di volta in volta ai gusti dei popoli e delle dinastie che hanno detenuto il potere sulla città lacustre. 
L'aspetto sicuramente più caratteristico dello stile costruttivo, nella Terza Era, sono le torri che circondavano il mastio reale, dai tetti conici coperti di terra bruna, su cui erano incastonate decine di corna d'ariete (animale simbolo della dinastia regnante in quell'epoca, i Bòmgal) forgiate in ottone. Statue d'ariete, sempre in ottone, erano poste ai due lati dell'ingresso al mastio, così come sul tetto del tempio situato sul lato meridionale. In quel luogo venivano venerate, infatti, le reliquie di un ariete sacro, animale fatato che governava la città prima dell'insediamento dei re degli Uomini, nella Seconda Era. 

sabato 23 marzo 2013

"Le memorie di Helewen" al BUK Modena 2013




In questi giorni vi sarà possibile scoprire e acquistare il primo volume della saga dei Pirin, "Le memorie di Helewen", visitando lo stand della Casa Editrice Kimerik presso il Foro Boario di Modena per l'importante manifestazione libraria BUK, Festival della piccola e media editoria (23-24 marzo 2013).

venerdì 22 marzo 2013

Il tempio di Ghaladar a Lothriel



Il grande tempio di Ghaladar, edificato a Lothriel nella Terza Era, è ritenuto unanimemente l'edificio più perfetto che sia stato costruito da mortali. Le sue misure, sono state prese come modello per il canone di misurazione utilizzato in seguito in tutte le terre civili del continente. Si tratta di un santuario a pianta cruciforme, alto 1 fraganton (corrispondente a 272,25 m) e i cui lati misurano ognuno 1 faaon (273,75 m), coprendo un'area di 1 qunaon (74'939,063 m2).
Le pareti sono state costruite utilizzando il pregiato marmo bianco di Lothriel, noto per la sua peculiarità di essere privo di venature, mentre i tetti e le sei cupole sono rivestiti d'oro puro. 
Pur essendo dedicato al Dio della luce, il tempio costituisce una sorta di pantheon, con cappelle secondarie dedicate a tutti gli Dei dei quali i Pirin onorano il culto. 

Della costruzione del grande tempio di Ghaladar si parla da pag. 62 a pag. 78 del romanzo "Le memorie di Helewen".


venerdì 15 marzo 2013

Il carro di diamante di Foladar




"Fra questi, rappresentazioni dei superbi e giganteschi uccelli che anticamente solcavano i cieli più alti trainando la quadriga di diamante del Signore dell’aria, quando Foladar visitava o scrutava dall’alto i paesi della terra".

La quadriga del Dio dell'aria, non è che un piccolo esempio di quanto i mezzi di trasporto dei Numi fossero capaci di meravigliare e impressionare oltre ogni misura i mortali. Il carro, aveva la forma di un gigantesco essere alato, un uccello, o per meglio dire una farfalla. Era costituito da sottili lastre di diamante, montate su un telaio interamente ricoperto di foglia d'oro. Vi erano anche due ali più grandi, sulle quali erano tese quelle che potremmo definire delle "vele" di seta celeste che permettevano di orientare o stabilizzare il veivolo. Celeste era anche la tinta degli stendardi di Foladar, che garrivano al vento dalle aste d'oro infisse ai due lati della cabina. Quest'ultima sovrastava il carro nella parte centrale, ed accoglieva il Dio, talvolta accompagnato da un Angelo auriga che prendeva posto al suo fianco. 

Del carro di diamante si parla da pag. 109 a pag. 112 del romanzo "Le memorie di Helewen".

martedì 12 marzo 2013

Il figlio di Gànarylis il Superbo




"Nel frattempo, suo figlio era divenuto un abile dragoniere, stimato e acclamato in tutta la regione. Oltre a ciò, era bello come un Immortale, e tutte le ragazze del borgo cercavano di attirare la sua attenzione".

La storia del figlio del principe Gànarylis il Superbo, dimostra che l'arte dei dragonieri (cavalieri di draghi) non è diffusa soltanto nella città di Noghard. Si pensa, tuttavia, che soltanto a Noghard questa antichissima pratica abbia assunto il ruolo di una vera e propria corporazione. Nel resto del continente, i dragonieri appaiono come eroi solitari, talvolta erranti, che prestano le loro capacità a singoli Signori o si mettono in viaggio per accrescere la loro fama attraverso imprese cavalleresche. 
Il figlio di Gànarylis, probabilmente, non lasciò mai la valle dei due borghi, dov'era nato e cresciuto. Nelle cronache, viene ricordato soprattutto per la missione segreta che gli venne affidata dal padre, al fine di recuperare, con l'inganno, il magico parrocchetto diah dal borgo orientale. 

La sua storia è narrata da pag. 175 a pag. 176 del romanzo "Le memorie di Helewen".





giovedì 7 marzo 2013

Il prode Eweyçanòs



"Bisogna sapere che Eweyçanòs, oltre ad avere uno spirito prode e avventuroso, ed essere un ottimo spadaccino, addestrato nelle complicate e sofisticate arti marziali sviluppate dai Pirin, era stato allievo di un grande esploratore..."

Eweyçanòs, il cui nome significa "Veramente abile" (dalle parole ewey: "veramente", "realmente", e çanòs: "abilità", "capacità", "abile", "capace") fu un eroe Pirin vissuto probabilmente intorno al quinto secolo della Terza Era, le cui gesta lo fecero ricordare negli annali. In particolare, viene ricordato il suo viaggio nel cuore del regno sotterraneo di Hagardtyh.

La storia di Eweyçanòs è narrata da pag. 69 a pag. 75 del romanzo "Le memorie di Helewen".


mercoledì 6 marzo 2013

I nomi di luogo

Diversi nomi di luogo del Gaimat hanno origini antichissime e si dice siano stati scelti dagli stessi Dei di Adhìrshagg, mentre molti altri furono stabiliti da sovrani e popoli che si succedettero al potere delle diverse regioni. Alcuni nomi descrivono caratteristiche salienti del paesaggio, altri sono ispirati a particolari eventi (politici, religiosi, bellici, eroici) che in quel luogo si sono prodotti, o eventi che si tengono a scadenze regolari e che costituiscono dei veri e propri appuntamenti fissi (fiere, riunioni, assemblee, festività...). Prendiamone in considerazione alcuni:

Oghenvill: il nome di questa agreste cittadina dell'Arionvallis deriva dalle due parole oghen (contadino, agricoltore, pastore...) e vill (riunione, ritrovo, assemblea, adunata, consiglio...). Infatti, una volta all'anno, e più precisamente nel mese di libtaus, tutti gli agricoltori dell'Arionvallis si ritrovano nella città per quella che è famosa come la più grande fiera per la vendita di prodotti della campagna. 

Thalur: nome di una città degli Gnomi situata nel deserto roccioso,  a ovest di Noghard, che significa "Foresta morta", dall'unione delle due parole thal (morte) e ur (foresta). Il territorio è ricoperto, infatti, dalle spoglie carbonizzate di un'antica foresta, che andò distrutta al tempo della guerra degli Dei. 

Dratmason: nome di una città settentrionale, che significa "Castello triangolare". L'etimologia va riferita alle due parole drat (triangolo, triangolare) e mason (castello).