domenica 29 dicembre 2013

Nhirwònd e la signoria del Cane Bianco



Nhirwònd (il cui nome significa letteralmente "Cane Bianco", animale che compare anche nel vessillo cittadino) è un reame boscoso abitato dagli Uomini dell'Ovest. Il casato che vi regna è una nobile signoria di antiche origini, imparentata con alcuni dei re più potenti della terra. Non di rado, infatti, dame di Nhirwònd sono diventate regine persino della grande capitale Sandovelia; sebbene tra i due regni vi siano state anche aspre rivalità in alcune epoche storiche, giustificate dalla vicinanza di Nhirwònd ai confini del vasto Impero. Una vicinanza che ha spinto a più riprese i sovrani di Sandovelia a tentare la conquista del piccolo reame del Cane Bianco. L'indipendenza di quest'ultimo è stata garantita da alcune fortunate alleanze, e in particolare dal cospicuo appoggio militare fornito a Nhirwònd dal regno di Duhjum e dai baroni di Folklord, i quali avevano tutto l'interesse a preservare un baluardo che fermasse l'avanzata di Sandovelia verso est.
Il veltro bianco presente nella bandiera del regno è un levriero da caccia. Secondo una leggenda, si tratterebbe di un animale fatato appartenuto al primo re della città. Un cane velocissimo e immortale, almeno fintantoché si fosse abbeverato ad una fontana d'argento vivo (anche questa divenuta un elemento araldico della bandiera). Sempre secondo la leggenda, il re avrebbe deciso, un giorno, di dare la caccia a un unicorno avvistato nei suoi feudi, sebbene si trattasse di un animale sacro al Dio Halhaiad, Signore del sole e della luna. La regina, dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo dall'impresa sacrilega, versò di nascosto una coppa di piombo fuso nella fontana d'argento vivo, provocando così la morte del veltro e mandando a monte i piani del re. Così facendo, la regina preservò il regno dall'ira del Dio, il quale avrebbe poi rianimato il veltro con il suo divino soffio e, portatolo con sé in cielo, l'avrebbe trasformato in una costellazione che ancora brilla luminosa sui cieli sopra Nhirwònd...

sabato 28 dicembre 2013

Videogame "Eselmir": anticipazioni esclusive dal sito Adventure's Planet



L'importante sito italiano di videogiochi Adventure's Planet ha pubblicato oggi un approfondito articolo dedicato al progetto "Eselmir e i cinque doni magici", il videogame ispirato alla saga dei Pirin su cui sta lavorando la software house svizzera Stelex Software. Tra le immagini che illustrano la news, ne compare una ancora inedita (vedi immagine qui sopra), in cui è possibile intravedere due artwork che ritraggono una divinità femminile. 


lunedì 16 dicembre 2013

La cittadella reale di Lothriel



Gli urbanisti di Lothriel hanno compiuto un vero e proprio capolavoro con la cittadella reale, il cuore della città nonchè uno dei gioielli indiscussi dell'arte dell'intero continente di Gaimat. Un complesso architettonico invidiato da tutti i re e principi del mondo conosciuto, sognato, narrato nelle leggende come modello di città perfetta. Pur essendo disposta di ottime guarnizioni difensive, la cittadella reale non è stata progettata (come è spesso il caso altrove) come fortezza militare. Tant'è che l'unico reggimento stanziatovi in modo permanente è quello delle guardie reali. La linea guida che ha ispirato gli architetti è invece la bellezza, l'armonia, la proporzione, l'eleganza, la preziosità. I quartieri della cittadella rigurgitano di giardini fioriti, fontane, sculture, i templi e i grandi palazzi si stagliano con maestosità e lucentezza. Le misure dell'acropoli sono servite persino da riferimento per la creazione di alcune unità di misura del canone di Lothriel, che in seguito è diventato il canone di misurazione internazionale nei principali regni del Gaimat...

mercoledì 4 dicembre 2013

Anticipazioni "Eselmir": Sebastiano B. Brocchi commenta un artwork - 3



Fin dagli inizi della progettazione di questo videogioco ci era chiaro che avremmo voluto riprendere ed enfatizzare l'aspetto epico e spettacolare dei paesaggi della saga. Le ambientazioni rispetteranno fedelmente quelle narrate nel romanzo e permetteranno un'immersione ancor più intensa, questo grazie ai disegni a mano fatti dall’autore della saga che rispecchiano lo stile delle illustrazioni contenute nel romanzo. Uno stile particolare e dal forte carattere. A ogni schermata, la sensazione sarà quella di addentrarsi in un "dipinto in movimento" dalle atmosfere spiccatamente fantasy e suggestive, con panorami mozzafiato, edifici fiabeschi e una natura lussureggiante. Tutto curato per rispecchiare la natura dei popoli e delle varie regioni del mondo di gioco.
L'artwork che Sebastiano Brocchi commenterà per voi oggi è una veduta di Ektabanghal, l'imponente portale scavato tra le montagne che cingono il regno di Lothriel.
"Destinato ad una ripresa panoramica a scorrimento verticale, è stato realizzato a partire da tre disegni sovrapposti. Gli schizzi, disegnati a penna, sono stati scansionati e in seguito uniti, al computer, in una veduta unica. Ho quindi proceduto alla colorazione con Photoshop con la tecnica utilizzata anche per tutti gli altri artwork del videogame, procedendo in vari passaggi per ottenere livelli di colore stratificati ed effetti luce sempre più corposi. Il paesaggio è stato ispirato al Tibet e alla pittura giapponese con i suoi scorci montani che sembrano "emergere" dalle nuvole, per le architetture ho invece guardato alla Russia (in particolare alla cattedrale del Cremlino, edificio che in generale ha molto influenzato la visione dello stile architettonico dei Pirin) e alle forme orientali delle moschee e dei minareti, come quella di Ashgabat..."


lunedì 18 novembre 2013

Per un Natale all'insegna della fantasia!



Imperdibile: scopri sul nostro catalogo natalizio tante bellissime idee regalo per un Natale fantasy, con i gadget originali della saga dei Pirin!

domenica 17 novembre 2013

Disponibile la grafica per t-shirt e gadget "First Anniversary"!



Vuoi festeggiare anche tu il primo compleanno della saga dei Pirin? Da oggi puoi acquistare un fantastico gadget sul nostro Pirin Shop personalizzandolo con la nuova grafica "First Anniversary"! Porterai sempre con te i protagonisti de "Le memorie di Helewen", mostrando ai tuoi amici il tuo lato più geek! Cosa aspetti? Puoi scegliere in un vasto catalogo di abbigliamento uomo, donna e bambino, oppure optare per un simpatico peluche, una custodia per tablet, un puzzle, una borsa, un tappetino per il mouse... e infine scegliere tra taglie e colori! Insomma, non ci sono limiti alla fantasia e potrai configurare il tuo gadget esattamente come lo desideri!


Un anno oltre i confini dell'immaginazione



E' passato un anno dalla pubblicazione de "Le memorie di Helewen", il primo volume della saga dei Pirin, e ne sono successe di cose da quel 17 novembre del 2012! Qualcuno si aspettava che da lì a poche settimane sarebbe finito il mondo, e invece... non solo il nostro mondo non è finito, ma ne è nato uno nuovo e tutto da esplorare con l'immaginazione: quello di Gaimat, in cui sono ambientate le meravigliose avventure dei Pirin!
Chi ci ha seguito in questa esperienza, sa che la magia del mondo di Gaimat non si è fermata al romanzo: ogni mese sono state pubblicate immagini, storie e informazioni inedite sul sito web ufficiale della saga e sulle nostre pagine facebook e twitter. Sono stati annunciati un videogame prodotto sa Stelex Software intitolato "Eselmir e i cinque doni magici" e i due futuri romanzi della trilogia letteraria, "Hairam Regina" e "Le gesta di Nhalbar"; ed è in lavorazione il "Dizionario online della lingua di Lothriel". Per tutti voi che avete amato questo nuovo universo fantasy abbiamo creato fantastici gadget (abbigliamento uomo, donna e bambino, puzzles, wallpapers, custodie per tablet, ecc...) per permettervi di vivere fino in fondo l'emozione della saga. 
Avrete anche potuto leggere le numerose recensioni positive ricevute dal romanzo e le interviste all'autore, Sebastiano B. Brocchi, per scoprire curiosità e retroscena della nascita di questo progetto. Non ci resta che augurarci e augurarvi tanti altri anni ricchi di sorprese e scoperte, per continuare ad immergerci, insieme, in una nuova dimensione della fantasia, chiamata "Pirin"!
Intanto, come regalo d'anniversario, per voi questo bellissimo nuovo wallpaper gratuito ispirato ai personaggi della saga:




venerdì 8 novembre 2013

Folsarèd e la strada tra i boschi



"Era biondo e bellissimo, vestito con un abito chiaro e corto, foderato di pelliccia. La sua espressione era stanca, triste, e più ci avvicinammo, potemmo scorgere i segni del pianto sulle sue gote pallide".

La storia del cacciatore che diventerà guida nei boschi per la carrozza di Helewen ed Hairam è narrata da pag. 260 a pag. 296 del romanzo "Le memorie di Helewen".


martedì 5 novembre 2013

L'apprendista del mago di Hagardtyh



"Io sono il pronipote per via materna dell’Elfo che ha forgiato quel talismano"

L'Elfo apprendista del mago di Hagardtyh dimostra una consuetudine piuttosto radicata presso i maghi di Gaimat, che è quella di partire e viaggiare anche per lunghe distanze prima di trovare il maestro in grado di insegnar loro la fur (conoscenza degli incantesimi). Così capita non di rado di vedere maestri e apprendisti appartenenti a stirpi diverse. Un daja (mago, druido, sciamano), in genere, riconosce il suo futuro protetto in base a segni e presagi, oppure per mezzo di sogni premonitori. Nel caso in cui il maestro non sia ancora convinto, chiederà agli Dei di inviargli altri segni, prima di prendere la decisione di accogliere il suo nuovo adepto e trasmettergli la sua conoscenza dei poteri sciamanici. Ma se è vero che non sempre l'apprendista si dimostra degno del suo mentore, succede talvolta il contrario, come nel caso del nostro Elfo, che per poco non rischiò la vita a causa dell'incauto maestro...
Della sua storia, si narra da pag. 74 a pag. 75 del romanzo "Le memorie di Helewen".



lunedì 4 novembre 2013

Anticipazioni "Eselmir": Sebastiano B. Brocchi commenta un artwork - 2



Uno degli aspetti più interessanti del videogioco è quello di mostrarci il mondo di Gaimat nelle sue più diverse sfaccettature, e una di queste è sicuramente l'artigianato. Che si tratti di oggetti magici o utensili della vita quotidiana, il giocatore si troverà confrontato con una miriade di manufatti che potranno entrare a far parte del suo inventario aspettando il momento più adatto per essere utilizzati. Essi rispecchieranno, ognuno a modo suo, l'estro e la mentalità della civiltà che li ha creati, i materiali, i colori e le forme preferiti in una certa regione, la maggiore o minore abilità degli artigiani di un popolo rispetto ad un altro, e così via... 
Grande cura del dettaglio è stata tributata ad ogni location, perché anche un oggetto senza voce dev'essere in grado di raccontare delle storie. E di storie, questo videogioco, ne racconterà davvero tante!


domenica 27 ottobre 2013

Intervista a Sebastiano B. Brocchi su Isola Illyon

Dal sito Isola Illyon. Intervista curata da Barbara Sergio.


Sebastiano B. Brocchi, autore di Pirin, Le memorie di Helewen, benvenuto su Isola Illyon!
Grazie! È un piacere essere ospitato da uno dei più bei siti di fantasy italiani.
Ti va di presentarti ai nostri lettori?
Certamente, anche se è sempre difficile racchiudere un’identità in qualche parola scritta. Di me posso dirvi che sono uno scrittore svizzero, originario della Collina d’Oro (vicino a Lugano) che fu patria d’elezione di Hermann Hesse. Ho lasciato la scuola in terza liceo per dedicarmi a tempo pieno alle mie molte passioni, che richiedono impegno, dedizione e ricerche. In particolare, ho scelto di intraprendere lo studio della simbologia o ermeneutica, ovvero l’interpretazione delle opere artistiche e letterarie del passato, le quali celano un ricchissimo patrimonio di saggezza ancora in gran parte da scoprire. I miei primi libri sono stati dei saggi dedicati appunto all’approfondimento di questi misteri (tra di essi vorrei segnalarvi “Collina d’Oro Segreta”, “Riflessioni sulla Grande Opera” e “Favole Ermetiche”). Solo in seguito ho pubblicato opere di narrativa: il mio primo romanzo, “L’Oro di Polia”, è un giallo esoterico che parla della ricerca di un tesoro rinascimentale legato alla conturbante Lucrezia Borgia. A parte la scrittura ho diversi altri interessi e passatempi, tra i quali il più rilevante è sicuramente il disegno.
Leggo che lo scrivere la saga di Pirin ti ha portato via ben dieci anni. Com’è nato il tuo progetto, e come si è sviluppato?
Non direi “portato via”. Meglio dire che ha arricchito dieci anni della mia vita con idee, sogni e creatività, e che continua a farlo perché il lavoro non è finito! Sono tanti i fattori che mi hanno portato a scrivere questa saga. Un ruolo importante l’hanno avuto sicuramente i film che hanno segnato la mia adolescenza, come “Star Wars” e “Il Signore degli Anelli”. E poi il mio grande amore per la mitologia, l’antichità e il modo che gli antichi avevano di descrivere il mondo, come un’eterna commistione di naturale e sovrannaturale, umano e divino, dove magia e grandi imprese potevano nascondersi a ogni angolo. Infine, il desiderio di dire e dare qualcosa. Non di insegnare una morale, ma di trasmettere dei messaggi, esprimere alcune visioni sulla vita, i sentimenti, le utopie… Dal dire al fare, però, c’è di mezzo il mare. Quando ho iniziato a immaginare questo mondo e questi personaggi ero davvero giovanissimo, non ero pronto a reggere una trama così complessa e non avevo ancora abbastanza dimestichezza con la narrativa, perciò ho fatto diversi tentativi infruttuosi. A dire il vero non posso considerarli del tutto infruttuosi, perché ognuno di quei tentativi mi ha lasciato un più o meno significativo bagaglio di idee, così il progetto ha preso forma poco a poco. Inoltre si tratta di un universo descritto sotto gli aspetti più diversi. La lingua dei Pirin è un idioma vero e proprio, con le sue regole grammaticali, il suo vocabolario, il suo alfabeto. Lo stesso vale per le unità di misura, il calendario, la matematica. Ogni città ha un diverso stile architettonico. Ogni stato ha la sua bandiera, le sue usanze. Ogni popolo ha un abbigliamento, un artigianato, un aspetto fisico specifico. Sono descritti gli Dei così come gli Angeli e le Fate, i mortali con le loro classi sociali, persino la flora, la fauna e gli aspetti geografici. Descrivo alcune leggi e sistemi politici, gerarchie ed eserciti. Insomma un lavoro che ha richiesto davvero molto tempo per venire alla luce. Tuttavia, spero di aver trovato un buon compromesso tra descrizione del mondo e sequenze narrative. Non volevo scrivere un’enciclopedia fantasy, per intenderci. Alla fine credo di aver dato abbastanza respiro alle vicende dei personaggi…
Come mai un fantasy?
In realtà sono un pessimo lettore di fantasy. I romanzi fantasy che ho letto si possono contare sulle dita di una mano. Ma questo vale in genere per tutta la narrativa contemporanea. Come dicevo, invece, sono sempre stato affascinato dalla letteratura antica: le saghe, i miti, i poemi, gli enigmi e le profezie, il senso del sacro che pervade le grandi civiltà del passato. L’Egitto, la Grecia, il Medioevo, il fascino dell’Oriente, l’Europa celtica e i popoli precolombiani… è un po’ tutto questo ad aver plasmato il mondo che ho immaginato. E “Fantasy” è l’etichetta moderna che più gli si avvicina. Ma un tempo le storie non avevano bisogno di chiamarsi così per parlare di draghi, elfi, fate e incantesimi!
Nel tuo libro è palese l’amore per l’arte e per le grandi storie. Ti va di parlarci di questo connubio?
La storia dei libri è sempre stata profondamente connessa a quella dell’arte. Le scritture più antiche prodotte dall’uomo erano affiancate da immagini, e per tutti i millenni che sono seguiti, i libri più belli e importanti sono sempre stati impreziositi da illustrazioni. Certo, il bello di un libro è anche poter immaginare liberamente l’universo descritto dall’autore, ma sono altrettanto convinto che un disegno racchiuda in sé un vastissimo potere espressivo, capace di produrre nell’animo emozioni e suggestioni ancor più dirette della scrittura. Con la saga dei Pirin ho cercato, anzi sto cercando, di dare vita ad un mondo, che altrimenti rimarrebbe isolato nella mia mente, e per farlo attingo alle mie risorse privilegiate: l’arte e la narrazione. Spesso un disegno che faccio mi fornisce l’ispirazione per un racconto, oppure accade il contrario: cerco di rappresentare con il disegno quel che in precedenza ho descritto. Ma l’arte e le grandi storie non sono solo ciò che cerco di dare, sono anche le fonti, le “materie prime”, sulle quali ho costruito questo mondo immaginario. Perché nell’arte delle città fantastiche che descrivo e disegno si ritrovano decine, centinaia di citazioni più o meno palesi ai capolavori reali che mi hanno ispirato. Lo stesso vale per le vicende dei personaggi: ho sempre cercato di essere originale, e ciononostante ho disseminato i diversi racconti di tantissime allusioni e riferimenti, per esempio a miti, testi sacri, ecc…
La prima cosa che salta all’occhio è l’appendice a colori: come mai hai scelto di inserirla? Le immagini sono tutte farina del tuo sacco?
Sì, sono tutti miei disegni e schizzi, realizzati nell’arco dei diversi anni di progettazione. Ci sono disegni che ho fatto da adolescente, e altri realizzati poco più di un anno fa. Perciò si tratta davvero di un crogiuolo di idee che si sono stratificate nel tempo e che mi sembrava impensabile sacrificare optando per un romanzo privo di illustrazioni. Per il discorso che facevo prima, ovvero la possibilità di descrivere diversi aspetti del mondo senza appesantire troppo il filo narrativo, l’appendice svolge un ruolo importante, perché ad essa sono affidate molte notizie corollari sulle civiltà e i luoghi. Naturalmente l’appendice di questo primo volume non è completa: diverse ulteriori informazioni sul continente di Gaimat e i popoli che lo abitano saranno fornite nei prossimi episodi della saga. D’altra parte, però, in questa prima appendice vengono già mostrati degli aspetti che anticipano in qualche modo i futuri libri. Un po’ come dire “ecco una parte di quello che vi aspetta”… Miei sono anche i disegni inediti pubblicati ogni mese sul sito ufficiale della saga. Un modo per fornire ai lettori sempre nuove notizie e informazioni sui personaggi e le storie che hanno amato nel libro.
Qual è il personaggio a cui sei più affezionato? E quello che è stato più impegnativo da gestire?
Una domanda difficile, in quanto sono sincero dicendo che ho amato, a modo suo, ogni personaggio del libro. E di ognuno ammiro un aspetto in particolare. La generosità incondizionata di Theoson, il coraggio di Ofat nell’esprimere e difendere i propri sentimenti, l’animo semplice e virtuoso di Folsarèd… ogni personaggio, anche quelli minori, ha una sua vicenda umana da raccontare. E talvolta si trova persino più umanità negli animali, come accade nella struggente storia della giumenta Evyid. Forse il personaggio più impegnativo da gestire è stato re Osondel, perché la sua vicenda è tra quelle che si intrecciano con il maggior numero di altre storie e non è stato evidente trovare sempre il bandolo della matassa, anche se per quanto mi riguarda ne è valsa la pena. Il viaggio di Osondel alla ricerca della piuma è infatti una vera odissea fatta di luoghi e personaggi meravigliosi… Infine, vorrei spendere due parole su uno dei personaggi più strani e sconcertanti di tutto il libro, o forse di tutta la saga: Zauthra, il Fiordaliso Nero. Affidare a un fiore il ruolo di peggior “malvagio”, normalmente affibbiato a orchi, mostri o uomini senza scrupoli, è stata sicuramente una scelta particolare, ma, trovo, molto incisiva…
A quali opere ed autori ti ispiri?
“La Storia Infinita” è, secondo me, uno dei libri più belli. Considero Ende un grande maestro, anche se l’ho riscoperto abbastanza recentemente. Da bambino avevo visto il film, ma mi è scivolato via. Solo avvicinandomi al romanzo da adulto ho potuto apprezzarne l’incredibile vastità simbolica, filosofica, spirituale. A differenza di quello che molti si aspettano da un autore di fantasy, invece, non ho mai letto Tolkien. Ho amato i film de “Il Signore degli Anelli”, ma non ho ancora sentito la “spinta” ad avventurarmi nella lettura dei tre volumi. Ma, come ho detto in precedenza, ho sempre subito il fascino della letteratura antica. Omero, Chretien de Troyes, i grandi favolisti come i fratelli Grimm, Perrault e Collodi… Ho tratto molte ispirazioni anche dalla “Divina Commedia”, dalla “Bibbia”, dai “Veda”, dalle “Mille e una notte”, dai libri ermetici. Anche Platone con la sua descrizione del regno di Atlantide è stato molto importante nel determinare in me il desiderio di descrivere un regno fantastico in modo “realistico”. Uno stile che, tra gli autori più recenti, ho ritrovato e molto apprezzato ad esempio in James Gurney con la sua geniale ed esteticamente bellissima “Dinotopia”. Devo dire che talvolta mi sono anche meravigliato nel ritrovare delle “mie” idee in autori che non conoscevo, vissuti magari secoli prima di me. Ho sempre ammirato queste curiose sincronicità…
Sullo scaffale di una ideale libreria, tra quali libri vorresti vedere il tuo?
Il mio libro è un po’ un “crossover” di generi letterari, difficile inserirlo su uno scaffale in particolare. Non ha un singolo protagonista, non è né un romanzo tradizionale né un libro di racconti. Direi comunque a metà strada tra gli epic fantasy di qualche decennio fa, i classici della letteratura fiabesca e i diari di viaggio fantastici alla Jonathan Swift o Jules Verne…
Leggo sul sito dedicato alla saga che è prossima l’uscita di un videogame ispirato ai tuoi libri!
Sì, esatto, un videogame firmato Stelex Software, un’intraprendente software house svizzera. In realtà non c’è ancora una data d’uscita precisa, il gioco è ancora in fase di lavorazione ma quanto fatto finora è già molto promettente. Questo punta-e-clicca per pc e mac, intitolato “Eselmir e in cinque doni magici”, costituirà uno spin-off della saga. Permetterà al giocatore di immergersi nel mondo di Gaimat con ambientazioni molto suggestive, dialoghi “da libro” ed enigmi a ogni angolo del percorso. Partecipo personalmente a questo progetto curando le illustrazioni e i testi, perciò la trama e l’universo visivo rispecchieranno molto da vicino il romanzo.
Quando uscirà il nuovo volume delle saga? Di quanti capitoli sarà composta?
La mia intenzione è quella di formare una trilogia (almeno inizialmente, poi chissà?). A “Le memorie di Helewen” dovrebbero seguire “Hairam Regina” e “Le gesta di Nhalbar”. Non posso ancora sbilanciarmi per quanto riguarda la data d’uscita per il secondo volume, ma spero che possa vedere la luce tra uno o due anni. Ho già scritto molto, so quello che dovrà succedere almeno nelle grandi linee, ma amo farmi sorprendere dall’ispirazione e voglio procedere con pazienza. La qualità della trama, dei personaggi e delle ambientazioni devono soddisfare me per primo, e la fretta non è mai una buona consigliera. Preferisco far aspettare i lettori ma essere contento del frutto del mio lavoro.
Che opinione hai delle recensioni online e di Isola Illyon in particolare?
Con i miei libri per adesso ho ottenuto buoni riscontri e recensioni generalmente positive. È naturale che ci sia qualche critica, nessuno è perfetto e i gusti sono assolutamente soggettivi. Un recensore ha un ruolo molto difficile, perché da un lato dovrebbe sempre essere onesto nell’esprimere le proprie opinioni, ma ricordando sempre che da una recensione positiva o negativa può determinare le scelte dei lettori; perciò è giusto criticare ma cercando sempre di mettere in luce anche le qualità di un’opera. Alcuni recensori basano i loro commenti su una lettura parziale e frettolosa (perché in molti casi devono recensire diversi libri al mese) e questo fa sì che magari sfugga loro il messaggio profondo di un’opera. Infine, quante volte capita di sorprendersi nell’amare un libro o un film che avevano ricevuto recensioni mitigate, e, al contrario, detestarne uno che veniva dipinto come un “capolavoro”? Perciò alla fine le recensioni sono dei consigli, ma spetta sempre al lettore usare il proprio discernimento per valutare un’opera. 
Per quanto riguarda Isola Illyon, a essere sincero ho sempre poco tempo per leggere recensioni, perciò non saprei dare un giudizio in questo senso. Se devo basarmi sulla recensione del mio romanzo, la trovo pertinente e ragionata, ponderata sia nelle lodi che nelle critiche. Coglie bene lo spirito del mio lavoro. Recensioni a parte, trovo che Isola Illyon sia tra i siti di fantasy più curati e belli da vedere. Offre ai lettori diverse interessanti tematiche e immagini accattivanti, dando spazio a numerosi argomenti. Continuate così!

domenica 20 ottobre 2013

Recensione de "Le memorie di Helewen" dal sito Isola Illyon


Pirin, Le Memorie di Helewen, è il primo volume della saga del ticinese Sebastiano B. Brocchi, ed è un opera che appare sin da subito come un romanzo sui generis: basta sfogliarlo, e salta subito agli occhi la ricca appendice a colori, vera e propria enciclopedia illustrata che fa una panoramica dei luoghi, delle razze, delle divinità e delle casate che il lettore può trovare durante la narrazione, passando per calendario ed alfabeto. È un piccolo gioiello che richiama un po’ il lavoro di Tolkien in LOTR, ma che se ne discosta perché composto in massima parte da immagini.
Il romanzo rispecchia questa tendenza dell’autore alla ricercatezza, il suo amore per il bello: è sofisticato, e questo è il suo punto di forza come potrebbe essere la sua debolezza.
pirinsaga2Il libro infatti è costruito su descrizioni minuziose, ricche di aggettivi e di periodi lunghi e questo potrebbe stancare; di contro però Brocchi ha avuto cura di dividere le quattrocento pagine in capitoli molto brevi, cosa che facilita lo scorrere del testo.
Se vi aspettate una narrazione veloce, piena d’azione, Pirin non è quello che fa per voi. Ma se avete voglia di addentrarvi in un mondo costruito in maniera certosina, complesso, articolato ma non noioso, allora non esitate, Le Memorie di Helewen è il libro adatto in cui immergersi, da cui farsi catturare.pirin white
Brocchi sfrutta l’espediente del memoriale per ricreare una narrazione che richiama grandi opere come Le mille e una notte, storie nella storia.  Nella sfarzosa magione di Mathìr-ath-Adurini, Villa delle Magnolie, giunge il giovane Nhalfòrdon-Domenir, Splendente Narciso, che, costretto su una sedia a ruote, non può seguire i genitori nel loro viaggio verso le terre sconosciute oltreoceano, e viene quindi ospitato dal re Helewen, che gli farà da padrino. Il sovrano, uno degli ultimi Pirin rimasti, semidei di una stirpe quasi estinta, racconterà al suo pupillo, divenuto per l’occasione scriba, le mille e mille storie che costituiscono il corpus dell’opera, una congerie di  memorie, mitologie, poemi, aneddoti che vanno dall’antichità del mondo fino alla contemporaneità della narrazione.
pirintetteÈ un fantasy raffinato, di quelli che si amano o si odiano. A me, personalmente, è piaciuto.
È un libro articolato, ricco, impegnativo da leggere, ben lontano dagli stereotipi del genere e dal fantasy usa e getta.
I difetti di quest’opera ponderosa sono pochi: in primis, l’utilizzo sconsiderato delle virgole tra soggetto e predicato verbale, che va un po’ ad abbassare il tono della narrazione; inoltre alcuni periodi sono un po’ troppo lunghi, con molte subordinate. In un testo che è già di per sé così complesso c’è bisogno di una maggiore scorrevolezza, ed è un peccato che un’opera così bella e curata non abbia avuto l’editing che si merita.
pirinsaga6Un altro appunto è per i nomi: caro Brocchi, non mi ricorderò mai i lunghissimi e complicati Mathìr-ath-Adurini o Pafantehes-yedo, ho dovuto scrivere questa recensione con libro alla mano! Penso che il lettore medio abbia la stessa difficoltà che ho avuto io, che pure sono avvezza alle strane nomenclature del fantasy.
In definitiva, quella del giovane ticinese è un’opera che ha un grande valore, di cui aspettiamo il seguito ed il relativo videogame, a breve in uscita. Curiosi? Qui il link al ricco blog relativo alla saga, qui relativa la pagina Facebook.
recensione di Barbara Sergio

domenica 13 ottobre 2013

Anticipazioni "Eselmir": Sebastiano B. Brocchi commenta un artwork - 1



Già il mese scorso il sito svizzero di videogiochi thejoypad.ch aveva rivelato in anteprima (vedi link) uno degli artwork realizzati per il videogame ispirato alla saga dei Pirin, "Eselmir e i cinque doni magici". Si tratta di una delle sculture che faranno parte dei decori, e rappresenta un antico maestro d'arti marziali. Infatti, essa si trova all'ingresso di una sala d'addestramento. Anche se è stato detto in più di un'occasione, vorrei ribadire che "Eselmir" sarà tutto fuorché un gioco votato al combattimento: i giocatori dovranno, quasi sempre, usare la testa anziché le armi. Ciononostante, si è voluto dare uno spaccato abbastanza diversificato della società Pirin e di altri popoli fantasy che fanno parte della saga, e uno degli aspetti presi in esame è appunto quello dei guerrieri. Ci sarà anche una sorta di immersione nella filosofia di questi popoli e nel loro modo di concepire i diversi aspetti della vita, tra cui quello della guerra. I Pirin sono un popolo pacifico, eppure hanno sviluppato delle arti marziali raffinate, per difesa e per soccorso più che per offesa. Se nel primo romanzo della saga non si entra ancora nel merito di queste tecniche in modo molto approfondito, il videogame ci permetterà di conoscerle meglio, dalla bocca del maestro d'armi che insegnerà a Eselmir i principali valori di un combattente Pirin. 
Tornando al nostro artwork, la scultura, come detto, è l'effigie di un maestro del passato, il che doveva rispecchiarsi anche nel suo aspetto. Volevo perciò che la foggia degli abiti, i lineamenti, l'acconciatura, persino la postura, rivelassero una diversità storica rispetto ai Pirin dell'epoca in cui si muove il protagonista. Dovevo tenere conto del fatto che i Pirin sono sì attaccati alle loro tradizioni ma anche e soprattutto degli innovatori. Ora, anche in altri disegni che si riferiscono all'antichità dei Pirin (per esempio il ritratto dei capostipiti) ho utilizzato uno stile più sobrio, ascetico, che rispecchiasse lo stile di vita dei primi abitatori di Lothriel. L'abito del maestro d'armi rappresentato nella scultura è quindi molto più semplice, direi quasi monastico, rispetto a quelli indossati dai contemporanei di Eselmir. Si noterà ad esempio la mancanza di gioielli o l'arma impugnata dal maestro: non una spada ma una semplice verga tubolare. La postura delle mani del maestro è un altro elemento rivelatore: la destra, che impugna l'arma, è abbassata, mentre la sinistra indica il cuore, come a dire che il combattente addestrato nelle arti marziali dei Pirin dovrà sempre anteporre agli istinti bellici un cuore distaccato e distante dalle passioni più vili.
Per quanto riguarda la colorazione del disegno, volevo ottenere un effetto metallico, e ho quindi optato per colori caldi che richiamano il rame o il bronzo, segno della maestria dei fabbri di Lothriel, tra i più abili nella forgiatura di oggetti artistici finemente lavorati...

domenica 6 ottobre 2013

La nuova grafica per t-shirt "Frammenti della Corona"



Volete coronare il vostro spirito epico? Scoprite la grafica per t-shirt e gadget "Frammenti della Corona", e potrete indossare la magica Corona di Sibereht o stamparla su fantastici gadget personalizzabili sul nostro Pirin Shop!

La nuova grafica per t-shirt "Zauthra il Fiordaliso Nero"



Oggi vi sentite particolarmente cattivi? Grazie alla nuova grafica per t-shirt "Zauthra il Fiordaliso Nero" Potete personalizzare i vostri gadget con il simbolo della setta di stregoni guerrieri più temuta del Gaimat! Non solo t-shirt, potete scegliere in un vasto catalogo che comprende cappelli, custodie per tablet, tappetini per il mouse e molto altro! Vi basta andare sul nostro Pirin Shop e configurare il vostro gadget preferito... 

La nuova grafica per t-shirt "Martello dell'Alleanza"



Una nuova grafica per t-shirt ispirata alla saga è ora disponibile nel nostro Pirin Shop! Questa volta, potrete indossare la magica forza del Martello di fuoco dell'Alleanza. Potrete scegliere voi il modello e la taglia della maglietta, oltre alla dimensione e la posizione del martello. La grafica "Martello dell'Alleanza" è disponibile solo su t-shirt di colore nero. 


venerdì 4 ottobre 2013

Il puzzle "Regno di Lothriel" ora disponibile sul Pirin Shop



Siete amanti dei puzzle? Allora c'è una bella sorpresa che vi aspetta sul nostro Pirin Shop! Un bellissimo puzzle del Regno di Lothriel, 38x27cm... cosa aspettate a portare un po' della magia del reame dei fiori di loto a casa vostra? 

giovedì 3 ottobre 2013

La città della cascata di On-Ifar



Il piccolo reame di On-Ifar ha una storia molto antica e gloriosa, che ben si riflette nel gioiello indiscusso della sua urbanistica: la città della cascata, sede del potere regale. 
Il grande fiume Hèyttàl, che nasce dal lago Mystir di Lothriel, trae il suo nome (traducibile come "Acqua che salta") proprio dai numerosi balzi che compie per scendere dalle alte montagne fino al mare meridionale. La cascata di maggiore ampiezza è quella prodotta da uno degli emissari dell'Hèyttàl, ed è chiamata Cascata dei Grifoni. 
Il nome deriva dal fatto che, fino alla Seconda Era, gli scogli che affioravano qua e là tra le acque della cascata erano popolate da una ragguardevole colonia di questi animali, i quali nidificavano in quel luogo così impervio certi che i loro cuccioli fossero al sicuro. Le rocce della cascata, tuttavia, interessavano anche agli Uomini, per un altro motivo. Scoprirono che il greto del fiume era letteralmente costellato di gemme preziose. Per diversi secoli cercarono il modo di allontanare i grifoni dalla cascata, ma si trattava di una battaglia impari. Quegli animali erano dotati di una forza straordinaria, e avevano il vantaggio di occupare una posizione a dir poco strategica. Gli Uomini stavano per rinunciare, sennonché, uno di loro, ricordato come Biapehkalesti l'Avveduto, propose di addomesticare i grifoni. L'impresa fu naturalmente ardua, ma Biapehkalesti ci riuscì grazie ad una virtù potente: la pazienza. Gli abitanti di On-Ifar fecero dei grifoni le loro cavalcature, come quelli di Noghard avevano fatto con i dragoni. Il  connubio dei primi, purtroppo, non fu durevole né fortunato come quello dei secondi: dopo i primi secoli della Terza Era, i grifoni di On-Ifar cominciarono a morire per cause sconosciute. Addolorati e sconvolti per aver perso quelle cavalcature straordinarie che erano ormai diventate il loro vanto e la loro gloria, gli  Onifaroi decisero di chiederne il motivo agli Dei e ottennero da un oracolo la seguente spiegazione: la vita dei grifoni era strettamente connessa alle gemme che si trovano nelle acque del fiume: esse facevano sì che i grifoni potessero bere quell'acqua. Depredando il fiume dal suo tesoro, gli Onifaroi si erano certo arricchiti oltremisura, ma avevano causato, contemporaneamente, la fine dei grifoni. Ormai era troppo tardi, a nulla sarebbe valso rigettare le gemme nel fiume: la razza dei grifoni aveva lasciato per sempre quei luoghi.
Con la ricchezza accumulata in anni passati a setacciare il fiume rinvenendone in grande quantità gemme dalla bellezza incomparabile, gli Onifaroi avevano quantomeno ottenuto i mezzi per edificare una città che competesse con le più belle del mondo. Decisero di costruirla proprio alla sorgente della loro ricchezza: sul ciglio della Cascata dei Grifoni. Una rocca imprendibile, dalle cupole e i tetti color viola, che domina un panorama vastissimo, e che divenne capitale di un reame tra i più civili e raffinati... 


domenica 29 settembre 2013

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mercoledì 25 settembre 2013

I gargoyles della fortezza maledetta




"Dhilmason, traboccante di grigi mostri di pietra e gargoyles terrificanti avvolti da un’atmosfera plumbea e velenosa, era certamente il più sinistro dei teatri in cui addentrarsi!

Della fortezza maledetta si narra a pag. 331 del romanzo "Le memorie di Helewen".


lunedì 16 settembre 2013

"Eselmir" - foto del making of - 2





In queste immagini (pubblicate dal sito thejoypad.ch) tratte dal making of di "Eselmir e i cinque doni magici", Sebastiano B. Brocchi si dedica ai disegni preparatori e, in seguito, al rendering digitale, di una delle sculture che faranno parte del decoro delle ambientazioni. Una prima fugace immersione nelle magiche atmosfere che caratterizzeranno il videogioco... 


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lunedì 9 settembre 2013

L'armatura dei guerrieri di Evnagume



Anticamente, la valle di Onesi disponeva di eccellenti fabbri e costruttori di armature. Le armature dei guerrieri di Evnagume si distinguevano da quelle dei popoli confinanti in quanto decisamente più articolate e complesse. Sebbene molto costose, esse offrivano ai soldati della valle un'ottima protezione pur restando relativamente leggere, e permettevano una buona agilità nei movimenti: erano, infatti, costituite in prevalenza da scaglie bronzee connesse tra loro e parti di corazza in cuoio. Anche i lunghi mantelli erano internamente rivestiti di piccole scaglie di cuoio, che fornivano un'ulteriore protezione. La pazienza che contraddistingueva gli artigiani di Onesi divenne proverbiale...
Per quanto riguarda lo stile, esso sembra avvicinarsi più a quello dei Nani che a quello degli Uomini dell'Est: questo potrebbe far supporre un'influenza culturale e commerciale dei Nani in epoche lontane, anche se non vi sono notizie di loro insediamenti nella regione. 


martedì 3 settembre 2013

Le rovine di Evnagume



La città decadente incontrata da Helewen per seguire il giovane cacciatore di cervi Folsarèd è ben diversa da quello che fu l'antico splendore di Evnagume. Sebbene non raggiunse mai dimensioni considerevoli rispetto ad altri importanti centri urbani della regione, Evnagume godette un tempo dei fasti di una potente dinastia regnante. Gli antichi re di Evnagume, forti della loro supremazia militare sui territori confinanti, ne fecero una città dall'architettura monumentale e la loro corte fu presa a modello da molte famiglie nobili del tempo...
La fioritura di Evnagume fu dovuta in particolar modo alla sua posizione dominante nella valle di Onesi, una valle discosta e facilmente proteggibile, percorsa da un fiume pescoso e da boschi ricchi di legname e selvaggina; oltre alla sapiente rete di alleanze tessuta nei secoli dalla famiglia regnante, nate grazie agli scambi commerciali e al servizio mercenario prestato da alcuni corpi scelti dell'esercito presso contrade straniere.

Delle rovine di Evnagume si narra da pag. 271 a pag. 280 del romanzo "Le memorie di Helewen". 


lunedì 19 agosto 2013

Il gufo scarlatto



Del gufo scarlatto si narra a pag. 366 del romanzo "Le memorie di Helewen". Quale sia l'origine di questa sinistra spia delle tenebre non è del tutto chiaro. Si pensa che prima di essere corrotto dalla magia del Fiordaliso Nero, questo maestoso uccello dagli occhi di fuoco fosse al servizio del Dio Faiadar, che lo ha generato nel grembo della Notte. Esso si nutre di Spiritelli della foresta, che è in grado di scorgere anche a grande distanza. Si dice che i suoi occhi siano in grado di lanciare lacrime infuocate simili alla lava dei vulcani, e che anche i suoi artigli siano incandescenti, motivo per cui il gufo scarlatto non potrebbe posarsi sui rami degli alberi ma soltanto sulle rocce o il terreno; mentre secondo altre fonti esso volerebbe senza sosta...

martedì 13 agosto 2013

"Eselmir" - foto del making of - 1




Una foto dal backstage del videogioco "Eselmir e i cinque doni magici". Stefano e Tania Maccarinelli alle prese con la programmazione di una sequenza del gioco...


sabato 10 agosto 2013

L'architettura imperiale di Sandovelia

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Lo stile architettonico della capitale dell'Impero è caratterizzato da maestosi edifici in marmo grigio, mentre tetti e cupole sono smaltati, almeno a partire dalla Settima Era, nel colore del casato dell'Unicorno: azzurro tendente al verde acqua, simile alla giada o al rame ossidato (materiale, quest'ultimo, utilizzato in alternativa allo smalto). L'aspetto degli edifici è elegante e austero come il popolo che li ha concepiti: gli Arion. Le proporzioni sono equilibrate e addolcite dalle grandi superfici tondeggianti delle cupole e gli archi a tutto sesto. Le colonne sono lisce, i capitelli poco elaborati. Quasi del tutto assenti gli edifici in legno o le facciate ricoperte da questo materiale, ritenuto dai Sandoveliani un materiale da "genti della foresta" (riferendosi con ciò soprattutto ai vicini Elfi Asi e ai Fhegòlnori, i quali al contrario fanno un larghissimo uso di legname nella costruzione e decorazione degli edifici). Molti i monumenti clebrativi come gli archi di trionfo, le fontane adornate da gruppi scultorei, le statue equestri, i mausolei o le colonne ai crocevia, che contribuiscono ad accentuare l'aspetto glorioso della città degli Imperatori...

venerdì 2 agosto 2013

Shalwid Ektaban in mano ai Barbari



Il nome Shalwid Ektaban significa letteralmente "Assembramento delle Lame". La sua struttura e la sua posizione geografica, infatti, l'hanno da sempre resa un ottimo avamposto in cui radunare eserciti prima di sferrare attacchi militari o dove stanziare truppe per sorvegliare i confini. Prima di finire nelle mani dei barbari, essa apparteneva ai Duharion, responsabili della sua edificazione e della progressiva espansione delle sue cinte murarie, sebbene per alcuni periodi sia stata conquistata anche dai Fhegòlnori che vi eressero le caratteristiche torri "spinose". Una delle peculiarità architettoniche più rilevanti della fortezza sono infatti le sue torri, dalle guglie ricoperte di tegole munite di grandi "aculei" metallici; che secondo alcuni sarebbero le vere responsabili del nome della città. Simili lame si trovano anche su alcuni tetti di edifici del borgo, e in particolare sul mastio situato sull'acropoli. Questo accorgimento doveva servire a difendere la fortezza dagli attacchi aerei, per esempio da parte di draghi o di altri animali alati, che in tal modo non avrebbero potuto posarsi sulle torri.
La città è costruita su un colle dal rilievo poco pronunciato, ed è circondata da promontori più alti che costituiscono quasi un prolungamento naturale delle sue mura e uno sbarramento tra i territori pianeggianti a est e a ovest della roccaforte. Dalle torri e dalle mura cittadine è possibile spaziare con lo sguardo su vaste steppe e nebbiose foreste di conifere.
A determinare la caduta di Shalwid Ektaban in mano ai barbari è stata soprattutto la sua distanza dalle altre grandi città di confine. Quella posizione che, un tempo, l'aveva resa un avamposto strategico affacciato sui territori selvaggi, a lungo andare si è trasformata in una trappola: troppo discosta dalle principali vie di transito del continente, la fortezza è diventata via via sempre più difficile da raggiungere per le carovane mercantili (spesso vittima di assalti e brigantaggio) e si è trovata perciò isolata. Un isolamento che l'ha progressivamente indebolita, lasciandola alla mercè delle continue incursioni armate delle bellicose tribù orientali.

Della città di Shalwid Ektaban si narra da pag. 335 a pag. 349 del romanzo "Le memorie di Helewen".



giovedì 18 luglio 2013

La porta della radura




"Ad un certo punto, Rirhos arrivò ad una radura, in cui svettava uno strano portale. Si trattava, in realtà, degli stipiti senza battente di una porta che non conduceva da nessuna parte". 

Di questa misteriosa porta, che si erge nella foresta di Kaur, si narra a pag. 360 del romanzo "Le memorie di Helewen".

giovedì 11 luglio 2013

Recensione de "Le memorie di Helewen" dal blog Pensieri d'inchiostro




Quello di cui parleremo oggi è un libro fantasy che mi ha piacevolmente colpito: sapendo che è stato scritto e pubblicato da un autore esordiente con un editore, mi risulta, a pagamento (anche se questo di per sé significa poco) e osservando la copertina, avevo un discreto sospetto che mi sarei trovata con l’ennesimo romanzo scritto maluccio, poco originale e zeppo dei tipici errori che commettono gli scrittori in erba.
A dire il vero non so il perché… penso si sia trattato di un’impressione istintiva, nata probabilmente dopo aver letto un po’ di nomi impronunciabili sul retro di copertina e nelle prime pagine, ma sono assai contenta di poter dire che questa volta il mio “istinto di lettrice” ha sbagliato di brutto, giacché Le memorie di Helewen è tutt’altro che un brutto romanzo, a mio parere.


Per parlarvi di lui desidero partire dall’aspetto che più mi è piaciuto, ovvero il mondo in cui Sebastiano Brocchi ha ambientato il suo romanzo, in particolare la sua originalità e accuratezza.
Riguardo alle creature presenti, per esempio, accanto ai classici elfi e nani (che comunque sono tutt’altro che il copia-incolla di quelli tolkeniani) troviamo popoli mai visti come i Fhegòlnori, i popoli del Sottosuolo e dei Draconieri e moltissimi altri. E riguardo al backgroundvero e proprio, servirebbe una recensione più lunga del libro per parlarne in modo completo: temo che dovrete accontentarvi di sapere che si tratta di un mondo dipinto nel minimo dettaglio, in cui nulla è lasciato al caso, ma se ne volete direttamente qualche assaggio andate a sbirciare sul sito della saga, ricco di informazioni su oggetti e personaggi.


Ma oltre al background, cosa è possibile trovare in Pirin?
Dico subito che, se siete alla ricerca di un romanzo che contenga tanta azione e suspense da tenervi incollati alla sedia, temo che la saga di Pirin non faccia per voi, ma secondo me è stato proprio questo il suo punto forte: per ogni episodio che viene riportato, come se il libro fosse composto da tanti romanzi intrecciati tra loro e legati da un unico filo, il narratore si concede infatti una giusta dose di calma. Essa, tuttavia, non scade mai in noia o ripetitività, e ciò permette davvero di addentrarsi nel mondo di Pirin con un’immersione a 360°.
Poi c’è un’altra caratteristica se vogliamo banale, ma che ha la sua importanza: il romanzo è diviso in nove parti, a loro volta suddivise in capitoli assai brevi, spesso di sole 3-4 pagine. Forse quello del cosiddetto “muro di testo” sarà solo un effetto ottico, ma sapere di avere davanti solo pochi paragrafi di testo prima di una piccola pausa è molto più rilassante di trovarsi dieci pagine senza neanche un “a capo”.

In definitiva, trovo che Le memorie di Helewen sia un fantasy impegnativo, di certo non uno di quelli per ragazzini che si divorano in un pomeriggio: si tratta di un libro articolato, ricco di storie, luoghi e personaggi diversissimi tra loro… eppure, nonostante lo stile complesso, si legge che è una meraviglia senza mai annoiare. Dico davvero: era parecchio tempo che non riuscivo a gustarmi un “mattone” (in senso buono, ovviamente) dall’inizio alla fine senza mai provare l’istinto di saltare una pagina o due, da tanti erano gli sbadigli che mi ispirava. I miei complimenti, dunque, all’autore, per essere riuscito a elaborare uno stile che tiene vivo l’interesse dalla prima all’ultima pagina.

Scommetto che vi state chiedendo come possano convivere uno stile così complesso e piacevole e un background talmente articolato: niente “ansia da troppe poche spiegazioni” da parte del narratore? Nemmeno un infodumppiccolo piccolo?
In questo caso no, perché è la natura stessa del libro che lo ha permesso: come da sottotitolo, nel primo volume della saga di Pirin il giovane scriba Nhalfòrdon-Domenir (per questo accennavo a una certa difficoltà nell’abituarmi ai nomi, poco fa…) è impegnato a trascrivere i ricordi e i racconti di re Helewen, suo padrino. È lo stesso Helewen, dunque, a parlarci in prima persona del reame dei Pirin, soffermandosi a descrivere in dettaglio i simboli divini e i loro significati, le creature, gli animali e gli oggetti magici, i popoli e i loro luoghi e così via… il tutto con estrema naturalezza: è il caso di ripetere, infatti, che nonostante le molte informazioni ricevute l’intero libro risulta assai trascinante, molto più di quanto mi sarei aspettata.
All’inizio, a dire il vero, si incontra una qualche descrizione che puzza diraccontato-e-non-mostrato, ma si tratta solo di una manciata di casi, che alla fine della prima parte sono del tutto scomparsi.
Insomma, abbiamo a che fare con un fantasy degno di nota, dato che riesce ad amalgamare coinvolgimento e accuratezza nel descrivere.

Senza titolo-1 copia
A voler essere pignola, in ogni caso, ho notato parecchie virgole tra soggetto e predicato disseminate un po’ in tutto il libro, ma ritengo che si tratti dell’unica disattenzione da parte del correttore di bozze: a parte questo piccolo difetto – quasi insignificante – trovo che Pirinsia scritto veramente bene, nel complesso.


Particolarmente bello e curato soprattutto l’inserto a colori che si trova a fine libro (alcune pagine a fianco), dove troverete un ricco riassunto delle creature, dei luoghi, delle tradizioni e di tutti gli elementi con cui Sebastiano Brocchi ha costruito il suo mondo.
Forse è stato questo che ha fatto lievitare il prezzo (22 euro per 410 pagine, che diventano circa 470 con la suddetta appendice) che è purtroppo risultato un po’ alto, ma trovo comunque che il rapporto tra costo e qualità del prodotto sia ottimo. Ve lo consiglio davvero.


*        *       *
In sintesi…
Background molto originale e curato,
ricco di elementi nuovi e interessanti.
Nomi difficili da imparare, un po’ di
tell all’inizio e alcuni piccoli refusi.
Non molta azione, eppure stile assai
coinvolgente.
Scrittura accurata, impegnativa ma
scorrevole.
Personaggi, luoghi e situazioni de-
scritti nei dettagli senza annoiare.
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sabato 6 luglio 2013

L'abbigliamento degli Elfi




Gli Elfi del reame di Asur possono beneficiare di un clima caldo e umido, perciò il loro abbigliamento consiste, in genere, in vesti leggere dalla trama semitrasparente, spesso prive di maniche, o dalle maniche rimborsabili bloccate all'altezza delle spalle con una serie di ganci metallici. Quest'ultima soluzione ha trovato una così larga diffusione presso gli Asi, che con il passare dei secoli è diventata più un vezzo estetico che un accorgimento pratico, tanto che molti abiti vengono ormai confezionati con finte maniche già rimborsate e fissate alle spalle a mò di sbuffi.
Gli Elfi hanno, inoltre, una vera e propria passione per i copricapi piumati: la forma preferita è quella del turbante, ma non mancano berretti di altre fogge. Abilissimi e raffinati gioiellieri, Gli Elfi utilizzano soprattutto metalli facilmente malleabili, non disponendo di veri fabbri nè di forni per la fusione. Fanno largo uso di gemme e pietre colorate, e dimostrano il loro amore per i colori vivaci anche tingendo i tessuti dei loro capi d'abbigliamento. Le tinture più usate sono il verde chiaro brillante, il celeste, il giallo limone, il blu lavanda e il fucsia o il rosa pallido. Con procedimenti sconosciuti al di fuori di Asur e conservati gelosamente, gli Elfi Asi hanno sviluppato una tecnica per conferire alle stoffe una brillantezza iridata, simile a quella delle ali di farfalla o delle piume di pavone, che gli è invidiata dai sarti di tutto il continente...