domenica 25 novembre 2012

Recensione su "Four Ticino" del 25 novembre




Un’opera intensa, avventurosa, talvolta commovente, intrisa di un’atmosfera misticheggiante dal sapore misterioso. Nel vasto e variegato panorama della letteratura fantasy attuale, la saga dei Pirin, che esordisce quest’anno con il primo volume intitolato “Le memorie di Helewen” (Sebastiano B. Brocchi, Casa Editrice Kimerik), si distingue non soltanto per essere la prima proposta del suo genere ideata da un autore ticinese, ma anche, in senso più vasto, per il suo originale approccio a questo genere letterario. La profondità con la quale Brocchi ci permette di immergerci nell’universo da lui immaginato trova pochi paragoni, anche grazie alla ricchissima iconografia che accompagna l’opera (non meno di cinquanta pagine illustrate a colori e diversi schizzi in bianco e nero, tutti realizzati dall’autore), e che ci introduce alle civiltà narrate con dovizia di particolari. Dagli alfabeti all’araldica, dall’architettura all’abbigliamento, passando per armi e armature, flora e fauna, divinità e creature fatate, senza dimenticare il calendario, il sistema monetario o quello di numerazione... insomma tutto quanto contribuisca a rendere quasi reale questo universo fiabesco e conferire maggiore spessore e piacevolezza alla già di per sé nutrita e articolata trama del racconto, o meglio dei racconti, trattandosi in realtà delle vicende di diversi personaggi che confluiscono tutte in un filo conduttore centrale. Un apparentemente inesauribile garbuglio di eventi leggendari, che emerge e pian piano prende forma dalle parole di re Helewen, uno degli ultimi discendenti di una razza di semidei ormai quasi estinta: i Pirin, nati dall’unione di una Fata e di un mortale. Amori, battaglie, intrighi e incantesimi, oggetti magici e curiose creature, si avvicenderanno come in un coloratissimo caleidoscopio sullo sfondo di un’epica missione: trovare il predestinato a portare la corona del Re del Mondo, e sconfiggere per sempre il regno del caos…  



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